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2011.03. / concorsi di architettura / italia / peschiera sul garda / riqualificazione piazza ferdinando di savoia

Progettisti: Arch. Ottavio Benzoni, Arch. Claudia Albani

Onda Verde
 

Piazza Ferdinando di Savoia, più comunemente conosciuta come Piazza D’Armi, precedentemente base militare di romani, scaligeri, veneziani ed austriaci, si presenta attualmente come una grande area quasi completamente adibita a parcheggio.

L’obiettivo fondamentale del nostro intervento è quello di creare uno spazio utilizzabile e vivibile al tempo stesso, in una realtà “contemporanea” vissuta da un’umanità “contemporanea”, che è tale perché frutto di una stratificazione storica, antropologica e naturale. Una piazza è da sempre centro di incontro, relazione, scambio economico e culturale e per continuare ad esserlo è necessario che nulla di ciò che è stato in passato venga ora negato o cancellato. Solo la complessità di relazioni sistemiche può generare un territorio in grado di crescere e svilupparsi, un ambiente positivo in cui l’uomo possa spontaneamente ritrovarsi, rincontrarsi e rigenerarsi.

Partendo da tali semplici considerazioni nasce e si sviluppa l’intero intento progettuale; l’acqua, la sua origine, la rispettiva capacità generatrice, il proprio rapporto storico con Peschiera e con i cittadini stessi, diventano elemento portante della proposta di progetto.

 

Componente fondamentale della natura e come tale dell’uomo, esclusa recentemente quasi completamente dall’evoluzione del luogo, si riappropria di un territorio in precedenza strappatogli ingiustamente; rompendo metaforicamente la pavimentazione, delinea inizialmente un proprio letto, recuperando spazialmente le antiche direzioni della “vecchia” darsena per poi generare spazi verdi e percorsi circostanti. Quest’ultimi, caratterizzati da una propria specifica pavimentazione, attraversano indifferentemente aree verdi, acqua e spazi pubblici legando passato e presente, storia e natura; intersecandosi con le tre direzioni della “vecchia” darsena, sottolineate più volte progettualmente, sembrano tessere una fitta e solida rete non solo spaziale ma anche relazionale.

A livello progettuale è stato particolarmente importante lo studio della pavimentazione, in quanto da noi considerata legante fondamentale di singoli spazi eterogenei, elemento che, tessendo accuratamente la propria tela, delimita contemporaneamente spazi di incontro, di sosta, di servizio, di meditazione e di divertimento. Una pavimentazione che non dimentica le pre-esistenze storiche, i luoghi di culto, la natura e l’uomo, collegandoli e rapportandoli adeguatamente; fatta inevitabilmente di materiali locali, sottolinea l’evidente continuità con la tradizione rispettando fisicamente ed eticamente il luogo ed il rispettivo “genius loci”.
L’impostazione spaziale dell’intero progetto riprende le tre inclinazioni della vecchia darsena; partendo da nord le prime due sono evidenziate da vasche d’acqua, seguite da strisce pavimentate in marmo rosso di Verona.

La terza è sottolineata come un lungo asse in marmo rosso di Verona largo un metro che, partendo a sud dall’ex caserma XXX Maggio attraversa la piazza in un’alternanza di sedute dalla differente altezza con schienale in lastra di cor-ten che, diventando pavimentazione, ne sottolineano ulteriormente la trascorsa presenza dominando l’intera composizione.

Un grande asse centrale pedonale, rivestito internamente da lastre 60x60 di pietra Lessinia bianca graffiata e lateralmente da lastre dalla stessa dimensione in quarzite grigia martellinata, ricopre parzialmente via Rocca per poi estenderla interamente alla piazza; lo stesso, uscendo dal centro storico e oltrepassando la cintura verde, sembra condurre il visitatore proveniente dal borgo storico, verso l’ingresso centrale dell’ex caserma valorizzandone ulteriormente l’esistenza.

Diramandosi lateralmente ed interagendo con i precedentemente citati percorsi pedonali collega l’edificio al resto della piazza, delineando in pianta un albero stilizzato, simbolo di vita, crescita e speranza. I rispettivi rami raggiungono l’area antistante l’altra importante struttura militare, l’ex caserma XXX Maggio, delimitando uno spazio visivo, di sosta e d’incontro di fronte all’ingresso principale, rapportandola adeguatamente all’edificio religioso, all’ex carcere Rocca, e al tempo stesso all’intero contesto.


Per quanto riguarda l’involucro ospitante i resti romani e la chiesa Parrocchiale di S. Martino, sono stati da noi valorizzati proiettando sempre a livello di pavimentazione gli elementi importanti delle rispettive strutture.Dal portone centrale della chiesa parrocchiale, sembra uscire un lungo uniforme tappeto, rivestito anch’esso di lastre 60x60 in pietra di Lessinia rosa graffiata, simbolo di accoglienza ed ospitalità; scendendo i gradini del sagrato, attraversa l’acqua, si apre un varco nel verde, raggiunge il parcheggio e, attraversandolo, gira verso via XXX Maggio, delimitando e valorizzando un area di sosta all’ingresso tra le due strutture militari.

Tale percorso, percepibile ed individuabile da più punti dell’area d’intervento, ha l’obiettivo di sottolineare la presenza della chiesa di S. Martino; semplice indicazione visiva, dovrebbe condurre involontariamente l’umile visitatore verso un luogo tanto importante, dal fascino non trascurabile.

 

È stato per noi impossibile dimenticare il tracciato della vecchia strada romana, rilevante memoria storica apparentemente non percepibile allo stato di fatto, della quale abbiamo evidenziato i due allineamenti laterali con percorsi larghi un metro, rivestiti anch’essi in lastre 60x60 di pietra Lessinia rosa graffiata.

A nord un grande cuneo rivestito in lastre 60x60 di quarzite grigia martellinata, unisce sia fisicamente che visivamente il parcheggio delle auto con il centro storico; partendo da via Ottellio si allarga verso est e, superando l’acqua, ingloba parte dell’”onda verde” diventando a sud percorso “semi” carrabile.

Pur essendo, la spesso citata interazione e relazione tra percorsi e allineamenti la base dell’intero intervento, l’elemento per noi forse più importante, se non determinante, è proprio quella “onda verde” quella “cintura verde” generata dall’acqua che ben si inserisce nell’intera struttura spaziale, appropriandosene; estendendosi fino alle aree antistanti i due edifici storici (ex. Carceri militari) sembra quasi voglia recuperare il territorio perduto  per difenderli e proteggerli da un’eventuale ulteriore cementificazione. Tale area, che separa due porzioni della piazza, è delimitata da grosse vasche d’acqua a filo pavimento che, susseguendosi uscendo dal Mincio, attraversano l’intera superficie adattandosi alla pendenza del terreno.

 

Caratterizzate da cascate distribuite lungo tutto il rispettivo sviluppo, hanno il grande privilegio di riportare una importante presenza passata, nonché di migliorare il confort e la vivibilità dell’area rinfrescandola. Le stesse rivestite sul fondo da ghiaia di fiume naturale, generano porzioni di terreno verde dalle forme ed inclinazioni irregolari simili ad ampie colline moreniche localizzate nelle vicinanze di Peschiera. Tali volumi sono contenuti e delimitati da lastre di cor-ten tagliate irregolarmente dallo spessore variabile tra 3 e 10 mm; acciaio “arrugginito”, dal naturale color marrone rossiccio ben si adatta e si inserisce in ambienti esterni, grazie anche alla spontanea protezione dei rispettivi requisiti fisici e tecnici dovuta alla naturale ossidazione nel tempo.

Le superfici erbose, sono spesso tagliate ed attraversate da percorsi pedonali (più volte citati) o da sedute che, nella zona centro meridionale, corrispondono a vecchi allineamenti mentre a nord, in prossimità del collegamento pedonale con il ponte dei Voltoni, occupano e si identificano con gli stessi percorsi.

Considerando il clima della zona tendenzialmente caldo nel periodo estivo, non abbiamo potuto dimenticare elementi ombreggianti soprattutto in prossimità delle aree di sosta. Abbiamo risolto il problema decidendo di piantumare filari di Quercus Ilex, comunemente noto come Leccio, albero sempreverde dalle caratteristiche che ben si adattano al clima ed al paesaggio mediterraneo. Dalla chioma ampia ed espansa, ornata da un fittissimo fogliame, è stato immaginato in successione, potato a siepe squadrata adattata alle diverse inclinazioni progettuali, al fine di formare una sorta di pergolati naturali che, assecondando l’inclinazione del terreno stesso, delineano proprio quell’interessante onda verde che dal fiume sembra diffondersi con leggerezza nella piazza.

Le aiuole, nel nostro progetto parte integrante della forma territoriale, sono state pensate come grandi strisce colorate e profumate; ci siamo così orientati sull’inserimento di piante officinali, specie vegetali comunemente legate alle spezie culinarie ma in realtà interessanti elementi arborei dalle caratteristiche fioriture eccezionali.

Tavola di progetto n°1

Tavola di progetto n°2

Tavola di progetto n°3

 

   
 
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dal 18 ottobre 2014 al 15 novembre 2014 presso il Caffe Bazzini di Bergamo (loc. Longuelo - via Mattioli 14/C) esposizione di quadri e di poesie di Enrico e Paolo Giovanni Trezzi. INAUGURAZIONE il giorno 18 ottobre 2014 - ore 18,45 - con la presentazione del libro di poesie I MIEI VIAGGI di Paolo Giovanni Trezzi
 
 
 
 
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