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2011.06 / concorsi di architettura / italia / lazise / ponte del cadenon

Progettisti: Arch. Ottavio Benzoni, Arch. Claudia Albani

Ponte del Cadenon

Le nostre riflessioni riguardanti la progettazione del “Ponte mobile del Cadenon”, sul porto vecchio del centro storico di Lazise, partono proprio da un’analisi storica, economica ed ambientale dell’area stessa; il “collegamento pedonale” delle due sponde oltre ad avere un importanza fisica tangibilmente concreta, dovrebbe essere, a nostro avviso, anche un “collegamento” storico naturale e antropologico con l’intero contesto ambientale. Abbiamo così approfondito diversi aspetti dell’area interessata, venendo ha conoscenza di elementi e di episodi importanti per il raggiungimento di tale obiettivo.

Abbiamo scoperto che Sulla sponda veronese del lago di Garda, nel punto in cui le acque sembrano compiacersi della raggiunta pacatezza dopo le strette montagne, ai piedi dell`anfiteatro morenico che chiude il fronte meridionale del bacino, sorge dal X secolo Lazise, la cui denominazione deriva dal toponimo Laceses, a sua volta originato dal termine lacus, ossia “villaggio lacustre”.

Area, quindi, sviluppata e dominata da sempre dall’acqua, dalla rispettiva flora e fauna, da attività economiche e mercantile strettamente legate alla stessa. Di lacustre, Lazise ha tuttora molti aspetti, tra cui proprio il “vecchio porto”, zona che interessa specificatamente il nostro intervento, attorno al quale si è sviluppato l’intero tessuto viario, di impronta medievale; unico elemento rimasto dell`antica darsena (nella quale i Veneziani ricoveravano la propria flottiglia), è attualmente ancora vegliato dal Castello scaligero (XIV secolo) e protetto da una cinta di mura turrite.

Accanto allo stesso sorge la cinquecentesca Dogana Veneta, altro elemento storicamente importante e strettamente legato al nostro progetto, per lungo tempo crocevia obbligatorio per le merci in transito sul Garda; agli inizi del 1600 le imbarcazioni dovevano necessariamente entrarvi passando sotto imponenti archi posti in facciata per poi accedere al porto da un ingresso laterale. Successivamente, tale funzione venne meno, e l’edificio adibito ad arsenale e fabbrica di salnitro.

Ma l’elemento che più ci ha fatto riflettere, il vero gioiello di Lazise, esemplare unico nel suo genere, da tempo in attesa di recupero nascosto nelle acque antistanti, su un fondale fangoso a qualche centinaio di metri dalla riva e a circa 27 metri di profondità, è il relitto di una “fusto veneziana”. Sorella minore della galea, con le stesse caratteristiche ma dimensionalmente inferiore (circa 30 metri di lunghezza per 3 di larghezza), veniva un tempo utilizzata per la navigazione interna. Le imbarcazioni hanno avuto un ruolo determinate per Lazise sia a livello economico che storico, al punto tale che ancora oggi ogni anno tra luglio e agosto il Lago di Garda ospita la “regata delle bisse”, tra le cui tappe c’è anche quella lacisiense.

Proprio partendo da tale semplice analisi ha avuto origine l’intero intervento. L’acqua, che da sempre caratterizza l’area interessata, che a permesso ai lacisiensi di esistere, di sopravvivere grazie alla presenza di cibo, di commerciare, spostarsi, e divertirsi grazie ad antiche imbarcazioni, è diventata per noi l’elemento portante; il collegamento mobile orizzontale proposto nasce dalla necessità di attraversarla, ma soprattutto dalla sua presenza.

Nel nostro progetto l’imbarcazione affondata nell’area antistante alleata ad un pesce sguizzante sembrano fuoriuscire improvvisamente dall’acqua per appropriarsi di un territorio parzialmente anche loro, integrandosi fisicamente al luogo e i rispettivi abitanti. Il ponte dalla forma organica e sinuosa riprende vagamente quella fauna marina che da tempo circonda il natante sommerso; deformandosi e allungandosi sembra voler integrare gli stessi in un unico elemento. L’attacco sulle rispettive sponde è più stretto (2.00 mt), mentre l’area centrale si allarga (3.50 mt) creando un belvedere, un’area di sosta, in cui osservare da un nuovo punto di vista la zona storica che si affaccia sul piccolo porto e il lago che si incunea nello stesso. È stato posizionato lungo un asse inclinato di 45 gradi circa rispetto ai margini laterali, per raggiungere una maggiore estensione, controllarne adeguatamente la pendenza, e permetterne l’accesso ad eventuali disabili.

Si è cercato di integrare il progetto all’esistente attraverso una continuità di pavimentazione; in entrambi i lati, nella zona centrale sono state ipotizzate lastre di Marmo Rosso Verona dalla larghezza di cm. 50 che riprendendo la colonna centrale della struttura sembrano insinuarsi tra le “onde rosa,” fino ad integrarsi al cerchio pre-esistente, mentre a sud delineano un area circostante al monumento, percorrendo la facciata nord della vecchia dogana.

Sia a destra che a sinistra delle stesse sono state posizionate lastre di Quarzite Grigia dalla larghezza di cm. 75 che riprendendo il piano di calpestio laterale del ponte, sono intervallate longitudinalmente dal lastre di Biancone spazzolato dalla larghezza di cm. 200 e dalla profondità decrescente che ricalcano gli elementi orizzontali della struttura; la pietra si separa in due distinte fasce dalla larghezza di cm. 75 nella zona circostante il monumento. L’intenzione è stata di creare continuità visiva attraverso una sorta di integrazione orizzontale tra il ponte e terreno stesso, trasformandolo in parte integrante del territorio, un tutt’uno con il suolo.

Tale elemento continuativo come un filo conduttore sembra spingere l’individuo verso direzioni ben definite e precedentemente delineate; procedendo verso nord orienta sul lungo lago pavimentato ad onde, mentre nella direzione opposta conduce alla vecchia dogana ed al monumento antistante, valorizzandoli aumentandone l’importanza figurativa.

La struttura del nostro intervento, ricorda vagamente l’apparato scheletrico di un pesce, ma più specificatamente quella di una bissa, tipica imbarcazione gardesana (utilizzata nella voga in piedi), lunga circa 10 mt, con un fondo piatto e 4 scalmi (forcola); l’assenza di una chiglia profonda, oltre a consentirne notevole maneggevolezza, conferisce alla stessa maggiore stabilità.

La base portante della nostra struttura è proprio un elemento longitudinale paragonabile a quest’ultimo. La chiglia è una trave a sezione quadrata o rettangolare che percorre l’imbarcazione da poppa a prua,con scanalature posizionate sulle facce laterali sulle quali si incastrano le tavole dal fasciame esterno. È al centro della struttura principale dello scafo e su di essa vengono posizionate le orditure che formano l’ossatura dei fianchi dette costole.

Strutturalmente infatti, il nostro ponte è caratterizzato da una nervatura centrale in acciaio che lo percorre integralmente delineandone la forma sinuosa, dalla quale partono un susseguirsi di coste trasversali anch’esse in acciaio che, alzandosi lateralmente allargandosi verso l’esterno, creano una sorta di cassa toracica o di struttura navale. Tra un elemento e l’altro, sia sul piano di calpestio che di tamponamento verticale, sono state utilizzate lastre in vetro dall’opacità differente.

L’obiettivo è di creare una struttura sicura e protettiva per l’attraversamento ma al tempo stesso leggera e trasparente; un elemento in grado di rapportarsi sia all’acqua sottostante percepibile durante il camminamento, che al terreno su cui poggia ed interagisce. L’eventuale apertura per il passaggio di imbarcazioni elevate è stata pensata con un sollevamento verso l’alto di due parti contrapposte. Tale movimento sottolinea ulteriormente la presenza di una fittizia struttura toracica aumentandone l’importanza significativa e visiva.

Per le ore serali è stato previsto un sistema di illuminazione a led interno alle superfici vetrate. In tale modo tutta la struttura sembra auto illuminarsi, sottolineando la rispettiva presenza ed identità senza invadere o sopraffare troppo il paesaggio circostante. L’intenzione progettuale è quella di limitare il più possibile l’impatto territoriale, rendendo leggeri e trasparenti gli elementi di tamponamento (illuminate nelle ore serali) quasi volessero spontaneamente integrarsi all’ambiente e al tempo stesso rendere percepibile e visibile l’intera struttura come memoria storica e naturale; onda, imbarcazione, cassa toracica di fauna acquifera, elementi fondamentali per l’esistenza passata e presente di Lazise e dei lacisiensi, diventano qui fondamenti progettuali ulteriormente percepibili con l’intera struttura sollevata. Come una sorta di ambiguo ponte levatoio, che aperto permette l’accesso a grosse imbarcazioni e chiuso il passaggio pedonale, tale intervento sembra sempre e comunque proteggere l’esistenza dei propri fruitori nel rispetto locale, territoriale e culturale del luogo.

   
 
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dal 18 ottobre 2014 al 15 novembre 2014 presso il Caffe Bazzini di Bergamo (loc. Longuelo - via Mattioli 14/C) esposizione di quadri e di poesie di Enrico e Paolo Giovanni Trezzi. INAUGURAZIONE il giorno 18 ottobre 2014 - ore 18,45 - con la presentazione del libro di poesie I MIEI VIAGGI di Paolo Giovanni Trezzi
 
 
 
 
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